Anniversario stragi di Capaci e via D’Amelio: 27 anni senza verità
Palermo. Sono passati 27 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio e come ogni anno si ripetono gli eventi commemorativi in omaggio a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo,Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Si parte oggi il 23 maggio con la strage di Capaci per poi arrivare al 19 luglio con la strage di via D’Amelio.
Da sempre le due manifestazioni hanno avuto, vuoi per volontà e personalità dei familiari, un taglio diverso. Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, ha sempre tenuto ad ospitare presidenti della repubblica, ministri e uomini dello Stato, protagonisti delle varie celebrazioni.
La famiglia Borsellino ha invece puntato sulle mancate verità che ancora tardano ad arrivare in merito ai depistaggi e ai vari punti interrogativi che ruotano introno alle stragi.
Come ogni anno non sono mancate le polemiche, ma mai come in questa celebrazione del 23 maggio 2019 si sono registrati critiche contro la presenza del ministro Salvini nella cerimonia all’interno dell’aula bunker.
Polemiche e critiche che hanno spinto alcuni esponenti delle istituzioni locali a non partecipare. Il sindaco di Palermo, il presidente della Regione Siciliana e il presidente della commissione regionale Antimafia, hanno disertato la cerimonia affollata da tanti alunni e ragazzi arrivati a Palermo con la Nave della Legalità da ogni parte d’Italia.
Ragazzi che hanno bisogno di credere in uno Stato libero e democratico ma che spesso rimangono confusi dai ruoli e da certe polemiche inutili scaturite dal clima politico che mai deve interferire con una giornata così importante. Il ricordo delle stragi deve essere sempre vivo negli occhi di tutti.
All’interno dell’aula bunker, piacciano o no, c’erano gli uomini che in questo momento rappresentano lo Stato.
Certamente tutto questo questo si scontra con un Matteo Salvini , che oltre ad essere il ministro dell’Interno, si trova a ricoprire la carica di leader politico del suo partito.
Chi sta a capo delle forze dell’Ordine non dovrebbe ricoprire una doppia carica continuamente in conflitto e che deteriora l’immagine di un ministro della Repubblica.
Nel ricordo di Giovanni Falcone anche il peggiore dei ministri però rappresenta comunque lo Stato e va rispettato per la sua carica istituzionale.
Non serve indignarsi per la presenza di certi uomini delle istituzioni, ma bisogna invece chiedersi con forza come mai da oltre quindici anni, in cui si tiene la prestigiosa cerimonia all’interno dell’Aula Bunker,non si è mai parlato di verità mancate, di trattativa, e di uno Stato che nel 92 ha dato un pessimo esempio di lotta alla criminalità.
L’unica speranza è che le idee di Falcone e Borsellino camminino sulle gambe delle nuove generazioni troppo spesso offuscate dalla mancanza di conoscenza e analisi critica degli eventi.
Le celebrazioni, le commemorazioni, le critiche e le polemiche e anche i ministri passano, ma i ricordi, la storia di grandi uomini e la ricerca della verità non devono mai spegnersi.
“Il mio Governo è impegnato a combattere la mafia in primo luogo sostenendo le forze dell’ordine, organi requirenti e giudicanti nel loro impegno quotidiano. Ma occorre anche creare le condizioni affinché non ci sia più bisogno della mafia: – ha detto il presidente del Consiglio del Ministri Giuseppe Conte – laddove manca il lavoro, ci sia una rete adeguata che aiuti in questa ricerca e ci sia comunque un reddito per chi l’ha perduto e non ha altre fonti di sostentamento; ci sia una casa per chi l’ha persa; sia sempre garantito il diritto all’istruzione, non manchi mai l’assistenza sanitaria per tutti, anche nei luoghi in cui la politica e l’amministrazione hanno deciso di barattarla con il profitto personale”.