Palermo: la città fragile e i vecchi fiumi dimenticati

Palermo: la città fragile e i vecchi fiumi dimenticati

Palermo. Le immagini del nubifragio di ieri ci lasciano impotenti. Un disastro che ha provocato paura e attimi di panico, per fortuna senza vittime.
Il giorno dopo, in Viale Regione Siciliana, rimangono le auto massacrate dalla forza dell’acqua, le pompe dei vigili del fuoco che svuotano i sottopassi,i curiosi, il traffico e i proprietari dei mezzi intenti al recupero.
Agli occhi di tutti una città fragile,distrutta dal cemento selvaggio che ha sepolto i corsi d’acqua di un tempo.
La natura prima o poi si riprende tutto.
Bisognerebbe mettere in sicurezza, ripulire le fogne, crearne di nuove, cercare con tutti i mezzi di far sì che la violenza dell’acqua trovi uno sfogo senza compromettere la vita dei cittadini.

Il Kemonia, il Papireto, e Passo di Rigano sono fiumi torrentizi che, a partire dal 1900, furono incanalati direttamente a mare tramite una galleria sotterranea: il sistema fognario. Con le forti piogge, tornano a riprendersi i loro alvei occupati da cemento, strade, ponti e palazzi.
Ripulire costantemente i canali sotterranei e il sistema fognario, permettendo il corso delle acque, magari pure ostacolato dai rifiuti prodotti dall’uomo, potrebbe evitare certi disastri.
Difficile dunque trovare responsabilità su fatti improvvisi provocati da piogge straordinarie.
La colpa è dell’abbandono, del degrado, e soprattutto del poco rispetto per la città.
Fatti come quello di ieri devono far riflettere tutti affinchè si possano generare seri interventi sul sistema fognario di quelle zone ripetutamente colpite da nubifragi ed esondazioni.

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