Montante,un uomo potente e ossessionato

Montante,un uomo potente e ossessionato

Un uomo potente e ossessionato dalle indagini su se stesso. Questo, quello che viene fuori dall’inchiesta sull’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
La paura di essere sotto inchiesta nel 2016 per affari o frequentazioni in odor di mafia hanno spinto Montante a mettere in atto azioni che sono il frutto del suo potere economico e della sua influenza.
Nulla di nuovo nella nostra “Italietta” dove economia e politica viaggiano sugli stessi binari.
Un uomo forte Montante, che ha soltanto gestito e ascoltato gli uomini iscritti nel suo libro paga:uomini delle istituzioni, della politica, del giornalismo, delle forze dell’ordine,costrette a piegarsi all’influenza e al prestigio, ma soprattutto al potere economico di un uomo che si definiva “distributore di mazzette”.
Mica di pochi spiccioli, “parliamo di mazzette di centinaia di milioni”, diceva Michele Trobia, attuale presidente del Tennis club di Caltanissetta. E tirava in ballo nomi pesanti della politica siciliana. Chi l’avrebbe mai detto che un “venditore di bici” avrebbe tenuto le fila di certi illustri politici regionali?
Si scopre così che da un lato ci sono le istituzioni, e dall’altro i soldi e il potere. Potere economico che da sempre ha scelto gli assessori,ha promosso dirigenti, ha creato partiti politici e raccomandato i propri adepti.

Cosa c’è di nuovo in questa inchiesta? Nulla. Soltanto la conferma e la triste consapevolezza di come certi uomini siano legati strettamente al miglior offerente in cambio di carriere e poltrone. Niente di nuovo: ecco a voi il “Sistema Italia”.
Benvenuti nel Paese dei favori delle clientele e delle carriere facili.
L’inchiesta di Caltanissetta fa venir fuori la debolezza di certi colletti bianchi che diventano fantocci a confronto di chi ci mette i soldi.

Ognuno ha i suoi scheletri negli armadi Montante aveva una stanza segreta creata con lo scopo di controllare chi lo stesse controllando.
Fregare chi? Un uomo potente, paladino dell’antimafia, influente nei palazzi del potere. Montante, in questo assurdo sistema, ha provato soltanto a difendersi impaurito da una probabile indagine di concorso esterno in associazione mafiosa scaturita nel 2016 nei suoi confronti. Si è difeso attraverso coloro che aveva favorito e creato: politici, assessori , poliziotti e giornalisti. Tra il 2010 e il 2015 è l’uomo più potente della Sicilia, con assessori nelle giunte di governo e un ottimi rapporti con i politici in ascesa e che contano.
Tutti gli imprenditori che hanno capannoni industriali nelle ex Asi devono passare dal cerchio magico di Antonello Montante, i bandi dell’assessorato destinati alle imprese hanno la stessa regia.
Potente, da Palermo a Roma. Omaggiato e corteggiato, da politici a magistrati. Fino al 9 febbraio 2015: quando Repubblica scrive la notizia della indagine per mafia avviata dalla procura di Caltanissetta che lo coinvolge in prima persona. Inizia la grande eclissi,la sua paura e le ossessioni di un uomo che conta.

Secondo le intercettazioni una ‘talpa’ in commissione Antimafia avrebbe riferito all’ex presidente di Confindustria in Sicilia Antonello Montante, il contenuto dell’audizione, che era stata secretata, dell’imprenditore Marco Venturi, l’ex amico e poi diventato il suo più grande accusatore, come si evince dall’ordinanza del gip.
E’ proprio Montante, in una intercettazione ambientale mentre lascia l’abitazione dell’ex governatore Rosario Crocetta assieme a Linda Vancheri, all’epoca assessore regionale alle Attività produttive e molto vicina all’imprenditore, a sostenere di sapere cosa abbia detto Venturi all’Antimafia. “Tutte le mie domande ha fatto”, dice facendo intendere che poteva contare addirittura su qualcuno all’interno della commissione Antimafia.
E concludeva sostenendo che Venturi davanti ai commissari avesse fatto “mala figura”, criticando poi la decisione del presidente Rosy Bindi di dare luogo “all’attività di verifica dell’Antimafia…”.

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