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Migranti: nobel Soyinka a Palermo l’Europa ha fallito
Palermo. Studiosi, scrittori, artisti e attivisti culturali di tutto il mondo si riuniscono nel cuore del Mediterraneo per ragionare insieme su questioni di rappresentanza, migrazione, diaspora, commercio di schiavi, confine, mobilità, cittadinanza, e diritti umani.
Mentre in Europa torna a spirare un vento xenofobo e in Italia il ministro dell’Interno Matteo Salvini annuncia che “per i clandestini la pacchia è finita”, è il premio Nobel per la Letteratura Wole Soyinka da Palermo a lanciare un monito alla politica e all’Europa.
Lo scrittore nigeriano parla a una iniziativa organizzata nell’ateneo siciliano, nell’anno di Palermo Capitale italiana della cultura.
Ragiona sui fenomeni migratori contemporanei e sulle derive xenofobe che sembrano prendere piede in Europa e nell’America di Donald Trump, al quale non risparmia attacchi su ‘metodi’ e lessico per conquistare consensi in campagna elettorale.
Per l’autore di “Africa” si tratta di “un istinto primitivo alla xenofobia” che affonda le proprie origini nella storia stessa degli Usa e ancora “latente in America”.
Non risparmia nemmeno i governi dell’Ue e parlando migrazioni e politiche comunitarie, lo scrittore nigeriano osserva tranchant: “L’Europa ha fallito nell’accettare la sfida”. “Guardate la Gran Bretagna – afferma – la Brexit è basata sulla paura dell’immigrazione; è un problema economico, ma alla base c’è sempre la paura”.
Da difensore dei diritti umani con alle spalle anni di prigionia, durante la guerra civile in Niger, l’autore di “L’uomo è morto” ammette di “non essere spaventato”, ma invita l’Ue a decidere da che parte stare.
“Le migrazioni sono parte della storia dell’uomo” dice. “E’ l’Europa che deve decidere la propria attitudine riguardo al fenomeno dell’immigrazione”.
Lo scrittore poi parla di neo-populismo. “Anche l’Africa è sempre stata piuttosto populista”, equiparandolo a quello europeo. “Per l’Africa – osserva – può essere più o meno lo stesso per l’Europa”.
Wole Soyinka, nigeriano yoruba, classe 1934, premio Nobel per la Letteratura nel 1986, è una delle voci più potenti dell’Africa.
Drammaturgo, poeta, romanziere e saggista, tra le sue opere teatrali più note La strada, La morte e il cavaliere del re, Il leone e la perla, Pazzi e specialisti e la sua riscrittura delle Baccanti.
Tra le opere tradotte in italiano Abiku e altre poesie e Ogun Abibiman; le raccolte di saggi Mito e letteratura nell’orizzonte culturale africano, Clima di paura, Il peso della memoria e Dell’Africa; i volumi autobiografici Aké e Isara, che coprono gli anni dell’infanzia, e il recente Sul far del giorno, pubblicato in edizione aggiornata e corredata di fotografie da La Nave di Teseo in concomitanza del Festival Letterature Migranti; e l’ormai classico L’uomo è morto, in cui racconta gli anni di carcere durante la guerra civile, appena ristampato in Italia. La sua ferma presa di posizione contro la dittatura militare di Abacha gli è costata una condanna a morte che lo ha costretto per anni all’esilio.
Tornato nella sua terra, Soyinka ha continuato la sua attività di strenuo difensore dei diritti umani al di là di ogni confine.