Il ricordo della strage di Portella della Ginestra 1947-2020

Ascolta la testimonianza di Serafino Petta 89 anni, superstite della strage di Portella, cliccando sul play della foto principale

Il ricordo della strage di Portella della Ginestra 1947-2020

Piana degli Albanesi. Commemorazione al cimitero di Piana degli Albanesi.
Deposta una corona, omaggio alle vittime della strage di Portella della Ginestra.
Era il 1º maggio 1947 quando, nel secondo dopoguerra, si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori.
Circa 2 mila i lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, e altri da San Giuseppe Jato e San Cipirello, si riunirono a Portella della Ginestra, in una vallata a pochi chilometri da Palermo.

Qui la banda di Salvatore Giuliano sparò contro la folla di contadini che si erano riuniti per celebrare la festa del lavoro, provocando 11 morti e numerosi feriti.
I motivi per cui venne compiuta la strage furono la dichiarata avversione del bandito della mafia e anche dello Stato nei confronti dei comunisti, ma anche la volontà dei poteri mafiosi di mantenere i vecchi equilibri nel nuovo quadro politico e istituzionale nato dopo la seconda guerra mondiale.
Presenti al cimitero di Piana degli Albanesi il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, e un superstite della strage, Serafino Petta, presidente onorario dell’associazione Portella della Ginestra.
“Un primo maggio diverso, per la prima volta senza manifestazioni, senza il contatto diretto con i lavoratori e gli abitanti delle comunità di Piana e dei paesi vicini.
Per la prima volta in questi 72 anni, a causa dell’emergenza Coronavirus, mancherà a tutti il corteo che ogni primo maggio parte dalla Casa del Popolo di Piana degli Albanesi per raggiungere in migliaia a piedi, con la banda che suona e i nostri striscioni, il memoriale di Portella della Ginestra”, ha dichiarato il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo.

“Quel giorno – ha raccontato Serafino Petta, 89 anni, superstite di Portella – eravamo in quattro della mia famiglia, mio padre, mio fratello e mia sorella, di 7 anni. Io avevo 16 anni. Quando spararono, mi nascosi in una buca. Mia sorella era sul mulo con mio cugino, che la prese subito in braccio e il mulo scappò via. Io sono rimasto in quella buca fino alla fine della sparatoria”.

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