Gli spaccaossa e la mafia dei “quaquaraquà”

Gli spaccaossa e la mafia dei “quaquaraquà”

Palermo. La mafia non ha mai avuto dignità. La mafia è violenza, criminalità, ignoranza. Ha sempre fatto affari con un codice di uomini d’onore che nel tempo ha subito una profonda crisi di identità.
La dimostrazione della decadenza di cosa nostra viene fuori dall’ ultima operazione scattata all’alba che ha visto l’arresto di nove persone di Brancaccio legate agli affari degli spaccaossa.
Ridursi ha ricevere soldi attraverso una truffa alle assicurazioni sfruttando le disgrazie di povere vittime costrette a farsi rompere degli arti per misere 100 euro è una cosa davvero ripugnante.
Una mafia decadente, senza regole -sempre se siano mai esistite – senza dignità.
Una mafia con soggetti disposti a tutto, senza scrupoli e con quell’aria da super boss esternata all’uscita della questura ricevendo tristemente i baci e i saluti dei familiari.
Insomma una mafia di “quaquaraquà” come avrebbe detto Leonardo Sciascia, perché di tutto possiamo parlare tranne che di uomini.

“Uomini del disonore, difficile definirli in altro modo. Questa indagine conferma che i mafiosi si appigliano a qualunque cosa, anche speculare sulle mutilazioni della povera gente, per fare profitto”. Così il questore di Palermo, Renato Cortese il quale non usa mezzi termini per definire la banda degli spaccaossa nel quartiere palermitano di Brancaccio che truffava, secondo i magistrati della Dda le assicurazioni con la partecipazione della mafia.
Per cinque dei fermati è scattata anche una segnalazione all’Inps e alla procura perché alcuni tra i sospettati, di essere i componenti della banda, percepivano il reddito di cittadinanza. Cinque su nove.
“Per la prima volta un’indagine conferma l’interessamento diretto di cosa nostra in episodi di truffa”, spiega il capo della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti.
In corso le indagini sugli altri nuclei familiari.

La squadra mobile ha fatto la segnalazione. Uno degli indagati avrebbe buttato dalla finestra circa 8 mila euro in contanti e carte di credito e prepagate.
Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, auto riciclaggio, danneggiamento fraudolento di beni assicurati ed altro. Il provvedimento di fermo, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo che ha coordinato le indagini, è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Palermo.

Gli indagati nell’operazione sono Michele Marino, 50 anni, Stefano Marino, 47 anni, Nicolò Giustiniani, 38 anni, Antonino Chiappara, 53 anni, Raffaele Costa, 52 anni, Pietro di Paola 29 anni Ignazio Ficarotta, 33 anni Sebastiano Giordano, 52 anni, Angelo Mangano, 40 anni.

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