Giuseppe Di Matteo, il bambino trucidato da cosa nostra 23 anni fa

Ascolta le dichiarazioni di Giovanni Brusca, mandante dell’omicidio del piccolo Di Matteo,cliccando sul play della foto

Giuseppe Di Matteo, il bambino trucidato da Cosa nostra 23 anni fa

San Giuseppe Jato. Sono passati 23 anni dalla barbara uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Era l’11 gennaio 1996, quando Vincenzo Chiodo, Enzo Brusca e Giuseppe Monticciolo eseguirono l’ordine di morte nei confronti del piccolo Giuseppe Di Matteo, prigioniero dei corleonesi da 779 giorni.
Giuseppe Di Matteo era un bambino sorridente, che amava la vita e aveva una passione per i cavalli. Suo padre, Santino Di Matteo detto “Mezzanasca”, era affiliato a Cosa nostra e frequentava personaggi come Giovanni Brusca.
Santino fu arrestato il 4 giugno 1993 per numerosi omicidi mafiosi e poco dopo decise di collaborare.
Iniziò così a fare i nomi di chi si nascondeva dietro le stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio, che costarono la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Le dichiarazioni del pentito portarono a una svolta nelle indagini, fino a quel momento nessun collaboratore di giustizia aveva osato parlare delle stragi del ’92.
Ma quelle rivelazioni scatenarono la reazione di Cosa nostra che voleva fermare l’ex picciotto e affidò a Giovanni Brusca il compito di rapire il figlio.
Il 23 novembre 1993, i corleonesi adescarono il bambino mentre usciva dal maneggio, dove abitualmente andava a cavalcare. Quattro uomini si presentarono come poliziotti incaricati per portarlo dal padre. Invece lo caricarono in macchina e lo portarono in una villa dove era stato allestito un bunker per la prigionia.
La notizia della morte del bambino fu rivelata proprio dai due esecutori dell’omicidio Giuseppe Monticciolo e Vincenzo Chiodo.
Monticciolo fu arrestato dagli agenti della DIA a bordo della sua Mercedes. Fin dall’inizio dimostrò la sua ostilità verso i suoi vertici e decise di collaborare. Monticciolo rivelò non solo segreti della cosca corleonese, ma anche la fine che avevano fatto fare al piccolo Di Matteo. Oltre a lui, Vincenzo Chiodo si costituì volontariamente e raccontò più dettagliatamente le atrocità dell’omicidio del bambino.

Il presidio Libera Valle Jato “Giuseppe Di Matteo e Mario Nicosia”, con il patrocinio del Comune di San Giuseppe Jato, ha organizzato la deposizione di una una corona di fiori nel Giardino della Memoria, in Contrada Giambascio, a San Giuseppe Jato dove fu ucciso il bambino.
Alle 10.30 è stata affissa affissa una mattonella commemorativa in piazza Falcone e Borsellino, vicino alla targa dedicata al ricordo del piccolo Di Matteo. Zona, quest’ultima, solitamente frequentata dai ragazzi, dov’è stato realizzato un “muro della memoria” sul quale ogni anno vengono affisse delle mattonelle di terracotta dedicate a Giuseppe Di Matteo, realizzate dai volontari di Libera.
A che serve ricordare un orrore come quello che ha vissuto il piccolo Di Matteo – afferma Caterina Pellingra, referente del Presidio Libera Valle Jato – se poi non ne facciamo tesoro?”
“A 23 anni dalla barbara uccisione di Giuseppe Di Matteo, l’orrore di quel gesto non può essere dimenticato. A 23 anni dalla morte di quel bambino, la sua fine terribile è sprone a proseguire nella battaglia contro la mafia, contro ogni forma di violenza, contro ogni negazione della dignità degli esseri umani e dell’inviolabile diritto alla vita.” Lo ha dichiarato il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, in occasione del 23° anniversario della morte di Giuseppe Di Matteo.

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