Cinema: Il Gattopardo, la nascita di un capolavoro

Cinema: Il Gattopardo, la nascita di un capolavoro. Anteprima a Palermo del film di Falorni su Tomasi di Lampedusa

Palermo. L’infanzia felice, il rapporto simbiotico con la madre, il matrimonio con la principessa lettone. E poi la scrittura del “Gattopardo” che sarebbe diventato un successo da dieci milioni di copie, ma solo dopo la morte del suo autore, e il film di Luchino Visconti, altro capolavoro del cinema italiano.
C’è tutto questo nel film documentario “La nascita del Gattopardo” di Luigi Falorni, che sarà distribuito in dvd e venduto nelle librerie e online, presentato in anteprima a Palermo al cinema Rouge et Noir.
Dietro il libro il film fa affiorare la storia del grande amore tra Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la moglie psicoanalista Alexandra Wolff-Stomersee.
La trama si basa su documenti d’archivio e sulla ‘voce narrante’ di Gioacchino Lanza Tomasi, che lo scrittore volle come figlio adottivo.
Viene così ripercorsa tutta la vita di Tomasi di Lampedusa, sin dal momento della perdita della sorellina di quattro anni che la madre fece rivivere con Giuseppe visto e coccolato in una dimensione femminile.

Ma ancora più determinante fu, nella vita dello scrittore, l’influenza della moglie, della madre e anche del cugino Lucio Piccolo, il poeta che vinse il premio San Pellegrino e con cui scambiava burle bonarie.
Molto si è discusso sulle motivazioni, non solo letterarie, che indussero Tomasi a scrivere il “Gattopardo” a un tavolo riservato in un caffè del centro di Palermo.
La competizione con il cugino poeta è solo una parte, neppure importante, delle tante ragioni che stanno dietro al capolavoro.
In un’intervista a Massimo Ammaniti, Lanza Tomasi ricorre a una interpretazione psicologica: “Forse la chiave più profonda la troviamo in un sogno che lui fece nel 1950 a Roma all’Hotel Quirinale: Giuseppe era stato condannato a morte e doveva recarsi in una caserma dove sarebbe avvenuta la sua esecuzione”.

Alla sua presenza muore il soldato che gli comunica la condanna a morte. Lo scrittore è preso da un senso di liberazione che aveva iniziato a diventare reale con la morte della madre a cui era tanto legato. Senza di lei si libera il progetto di Tomasi di esplorare, racconta il figlio adottivo, “il mondo siciliano, la famiglia del Gattopardo, il principe di Salina, cui restituisce un ruolo centrale nella sua vita, offuscato fino ad allora dal suo attaccamento simbiotico alla madre”.
Il libro descrive il tramonto di una classe sociale, l’aristocrazia, e fa i conti con la sua storia.
Il contesto descritto nel romanzo richiama il declino dell’aristocrazia europea vissuto da Lampedusa e da sua moglie. Si tratta, dice Lanza Tomasi a Manniti, di un processo che “si ripete oggi nel declino globale della classe media e l’incertezza del futuro prende il posto dell’aspettativa di una vita realizzata ed appagante”. (ANSA).

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