Canzoni dei migranti: i ragazzi raccontano le loro storie

Ascolta l’intervista a Mari D’Agostino, direttore della Scuola ItaStra, cliccando sul play della foto principale

Canzoni dei migranti: i ragazzi raccontano le loro storie

Palermo. Mamadou ha 19 anni, arriva dal Gambia, gli piace cantare e suonare ma finora lo fa solo in camera sua.
Souleymane anni ne ha 25, dalla Guinea ha portato via anche il suo sogno di diventare un sarto, vorrebbe un giorno aprire una bottega tutta sua, dove far nascere abiti originali, che fondono Italia e Africa, l’italiano adesso è la sua lingua, l’unica che sa parlare, scrivere e leggere. Poi c’è Nyawira che è tanto bella e sogna il cinema, ma vorrebbe diventare regista più che attrice; e Clinton, che la musica ce l’ha nel sangue, è già un rapper conosciuto e nelle sue canzoni racconta l’infanzia difficile in Ghana.
Sono soltanto alcuni dei ragazzi della scuola ItaStra, giovani migranti che qui imparano l’italiano, iniziano a stare insieme, a sentirsi una comunità, pensano a un futuro. Hanno incontrato in streaming due di loro che ce l’hanno fatta: Oumar Sall che il mondo rap conosce come F.U.L.A, e Leuz Diwane G, vero nome Lamine Barro, nato e cresciuto a Mbao, villaggio di pescatori non lontano da Dakar. Due idoli in Senegal, due giovani semplici pronti a raccontare la loro esperienza ai “fratelli” in Italia che sperano di cambiare le loro vite, ma che ancora non riescono a raccontare il viaggio che li ha fatti arrivare sulle coste italiane: troppo doloroso.
Collegati con un’aula dell’ex convento di Sant’Antonino, hanno partecipato all’incontro organizzato da ItaStra, la scuola di Italiano per stranieri dell’Università di Palermo, in collaborazione con la Ong LVIA, evento organizzato nell’ambito del laboratorio di Comunicazione “Canzoni e corpi in movimento”.
Il progetto, costruito con i tirocinanti dell’Ateneo, utilizza le lingue e le canzoni per costruire legami fra persone che abitano al di qua e al di là del Mediterraneo, coinvolgendo anche decine di studenti delle scuole della città. Il laboratorio è stato promosso dalla Scuola ItaStra e da Pluralia all’interno del progetto “L’italiano per comunicare, lavorare, partecipare”, finanziato dal Fondo asilo, migrazione e integrazione 2014-2020 (FAMI) che ha come partner vari enti oltre al Comune di Palermo, al Centro Astalli e al Pellegrino della Terra.

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