Dopo la batosta PD, per Renzi ancora una volta dimissioni
La batosta delle elezioni del 4 marzo costringono Matteo Renzi a dimettersi ma senza non prima le nomine dei presidenti di camera e senato. Dopo parecchi rinvii della sua conferenza stampa annunciata per il pomeriggio, alle 18,25 finalmente parla e annuncia le sue dimissioni.
Il segretario del Pd, però, dice no all’accordo fra Pd e 5 stelle.
Insomma Renzi se ne va ma con la chiara intenzione di lasciarsi dietro solo macerie.
Poi l’ex Premier trova la strada per additare responsabilità lontane da lui “Coloro i quali si sono opposti alla riforma istituzionale e al referendum oggi sono vittime dei loro marchingegni, della loro scelta di contestare la semplificazione del modello del referendum”.
Infine annuncia quale sarà il suo futuro, quello di fare il senatore semplice ruolo per il quale è stato eletto “Si riparte dal basso, con umiltà, militante tra i militanti a fare quello che deve fare tutto il Pd, a recuperare le periferie, non solo quelle geografiche, ma le periferie della quotidianità ”.
Ma in Sicilia non mancano i malumori come quelli di Antonello Cracolici che su Facebook scrive: “In Sicilia più che altrove il PD è apparso un autobus, in alcuni collegi c’erano candidati che non avevano nulla a che fare con la nostra storia. Molti dei nostri elettori non hanno votato (nell’isola c’è stata la più alta percentuale di astenuti) o hanno votato per il Movimento 5 Stelle. L’errore politico più grande è stato fare perdere l’identità al PD, imporre una mutazione genetica al partito: grande responsabilità l’hanno avuta il segretario nazionale Matteo Renzi e il suo proconsole in Sicilia Davide Faraone”.
Mentre continua lo sfoglio dei risultati per il Pd in Sicilia dovrebbero essere eletti Pietro Navarra, l’ex rettore di Messina che conquista il seggio alla Camera al proporzionale, sotto le insegne del Pd nel capoluogo dello Stretto. Dovrebbero farcela anche Carmelo Miceli nel collegio di Palermo-Bagheria (secondo dietro a Maria Elena Boschi, eletta a Bolzano) e Fausto Raciti. In bilico al momento l’elezione di Fabio Giambrone. Al Senato invece via libera a Davide Faraone e Valeria Sudano.