Teatro Massimo: stabilizzazione dei lavoratori o precarietà?

Ascolta l’intervista a Vincenzo Traina Slc-Cgil cliccando sul play della foto principale

Teatro Massimo: stabilizzazione dei lavoratori o precarietà?

Palermo. Nei giorni scorsi il Consiglio di Indirizzo della Fondazione Teatro Massimo ha approvato, con il parere positivo del Collegio dei Revisori dei conti, la stabilizzazione a tempo indeterminato, nel corso del prossimo triennio 2021-2023, di 105 unità lavorative finora in stato di precarietà.
Una notizia che non ha del tutto soddisfatto le sigle sindacali.
All’appello mancherebbero altri 42 lavoratori che non risultano inseriti nel processo triennale di stabilizzazione.
Dei 105 lavoratori a cui è stata data la possibilità di un contratto a tempo indeterminato fanno parte 31 professori d’orchestra, 19 artisti del coro, 30 tecnici e 4 amministrativi.
A questi si aggiungono, senza non poche polemiche, 21 tersicorei del Corpo di ballo del Teatro che saranno invece stabilizzati con un contratto indeterminato ma per la durata limite di nove mesi l’anno.
La dotazione organica della Fondazione passa così dagli attuali 233 a 338 lavoratori a tempo indeterminato.
Rimangono con contratto a tempo determinato 42 lavoratori che svolgono varie mansioni indispensabili per la produzione e che saranno chiamati in relazione a specifiche e puntuali esigenze della produzione.

Da qui l’insoddisfazione dei sindacati che con vari sit-in di protesta hanno provato a far sentire la propria voce.
I sindacati, in attesa che la proposta sulla nuova dotazione organica passi al vaglio del Ministero dei Beni Culturali e del MEF per la ratifica definitiva, chiedono l’apertura di un tavolo istituzionale che possa al meglio “trasformare l’inizio di un conflitto in un risultato condiviso di sviluppo culturale sociale per l’intero Territorio”
Per il sovrintendente Francesco Giambrone, consapevole che “non tutti i problemi, ovviamente, sono risolti, l’auspicio di guardare al futuro immaginando un ulteriore piano di sviluppo da realizzare alla fine di questo triennio”.

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