“Lo Studiolo” di Antonio Curcio: scorci di un’altra Palermo
Palermo. A due passi dai Quattro Canti, nel cuore del centro storico, sorge una bottega d’arte che racconta una Palermo nascosta tra i vicoli più sconosciuti, degradati, dimenticati, ma di infinita bellezza.
Scene di un viaggio, tra viuzze e cortili popolari, tra palazzi fatiscenti e luoghi colmi di vita, ma anche di abbandono, vengono raffigurate dal pennello dell’artista Antonio Curcio su materiale trovato per strada: mattonelle, terrecotte, cassette di legno , finestre e qualsiasi cosa possa raccontare un pezzo di città “lontana dall’attacco del turismo di massa”.
“Lo Studiolo” un luogo incantato dove ti perdi in mille pensieri e ti senti immerso in una città (Palermo) dalle mille facce.
Attraverso le sue terrecotte dipinte a mano, l’artigiano Antonio, fa vivere l’immagine più vera della Sicilia, che spesso si rischia di non vedere e non riconoscere.
Le sue opere raccontano storie di convivenza sociale, ma anche di politica, di riscatto, di diritti negati e conquistati.
Attraverso le parole di un personaggio, creato da Antonio Curcio, dal nome B1 – che poi non è altro che il suo alter ego – l’artista prova a raccontare la città dimenticata, inoltrandosi nei luoghi più bui per trovare una luce, una strada.
Oltre ai tanti “pezzi” che si possono ammirare nella bottega in Corso Vittorio Emanuele, Antonio Curcio partecipa a vari festival di street art in giro per la Sicilia e per ultimo ad una mostra dal titolo “Distopie” visitabile fino al 19 luglio presso Santamarina Bistrot in piazza Pietro Speciale a Palermo.
La distopia è un’utopia andata a male, un disegno sbagliato, un’idea che diventa ossessione.
Nella mostra convergono undici sguardi di artisti dalla densa attività, in campi e con modalità espressive diverse.
“Distopie è la conseguenza dei recenti accadimenti, è una visione di un futuro apocalittico – spiega Antonio Curcio -. Il mio lavoro è fortemente ispirato al modo con cui gli Stati hanno risposto, sovrapposto alle visioni distopiche di scrittori come Bradbury, Orwell e Huxley. Una visione dove gli umani sono ridotti a burattini nelle mani di pochi controllori”.