Salute e sicurezza nelle carceri: il punto di vista di un nostro lettore

Milano. Per la serie i nodi vengono sempre al pettine, la pandemia del coronavirus sta facendo emergere in tutto il mondo problemi mai risolti.
In Italia, con un tasso del 120% e 10 mila detenuti in più rispetto alla situazione fisicologica delle carceri, si è ripresentato il problema del sovraffollamento delle carceri. Ma c’è di più, proprio in Lombardia (epicentro della pandemia nel nostro Paese) si registra un tasso di sovraffollamento ancora più elevato rispetto alla media nazionale (v. Como, Busto Arsizio, Monza, Brescia, Begamo, Opera).
Il problema cronico noto da lungo tempo e mai risolto, non può che prescindere dall’emergenza Covid-19, e per ovvi motivi non può che continuare a sussistere nonostante le timide misure che in questi giorni sono state previste dal Governo proprio per ridurre in qualche modo il numero dei detenuti: dapprima con permessi premio e semilibertà ai sensi del co 8 e co 9 dell’art. 2 d.l. 8 marzo 2020, n. 11; e successivamente, cercando di “aprire le porte del carcere dall’interno e di chiudere l’ingresso ai nuovi detenuti” prevedendo il ricorso a misure alternative come la detenzione domiciliare e la semilibertà con presupposti e procedure semplificate contenute nel d.l. 17 marzo 2020, n.18.
È bene ricordare che lo stesso problema è purtroppo più o meno presente in diversi Paesi europei e si moltiplica di molto uscendo fuori dall’Europa.
Al di là della comparizione con gli altri Paesi, è apprezzabile porre una maggiore attenzione in questo delicato periodo, anche perché la situazione sembra giustamente quella di un fiammifero in una polveriera che se dovesse esplodere, potrebbe causare un elevato numero di vittime.
Oltre le alquanto probabili ipotesi e le dovute preoccupazioni che giungono perfino ad invocare l’indulto e l’amnistia, soluzioni politiche a mio avviso ormai di poco successo a seguito del pesante bilancio delle rivolte nelle carceri nei giorni passati (evasione di decine di detenuti, devastazione di diversi istituti, ferimento di decine di agenti della polizia penitenziaria, triste morte di 13 detenuti) e non adottabili in tempi brevi, è bene focalizzare l’attenzione davvero sul dato oggettivo, quanti sono i detenuti nelle carceri positivi al Covid 19?
Il numero dei detenuti positivi, di facile accesso con il bollettino del Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, ci fa capire che in questa emergenza, dove i tassi di contagio sono molto più elevati nel resto della popolazione, i detenuti sembrano più al sicuro nelle carceri.
A mio avviso più che invocare indulto e amnistia sarebbe meglio chiedere al legislatore una disciplina di carattere temporaneo che imponga al giudice di tener conto, al momento della scelta della misura cautelare, anche dell’attuale situazione di emergenza sanitaria.
Mi auguro che almeno su questa emergenza nell’emergenza non ci si speculi sopra, e che, passata la pandemia, si riesca finalmente a porre fine a questo delicato e serio problema.

dott. G. Artale

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