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Palermo difende la libera informazione: “salvate Radio Radicale”
Palermo. Anche il capoluogo siciliano si unisce alla battaglia per salvare Radio Radicale.
Il Comune di Palermo si aggiunge al coro di voci che si sono levate per salvare la storica emittente. La convenzione con lo Stato scadrà infatti il prossimo 21 maggio, pregiudicandone l’esistenza.
Il Comune ha così deciso di presentare in conferenza stampa una mozione in difesa della radio.
Un appello raccolto trasversalmente dalle forze politiche cittadine, che hanno deciso di fare fronte comune in favore dell’esistenza di Radio radicale e della libertà di stampa.
Una mozione analoga a quella presentata in Comune è stata proposta all’Ars dal deputato Pd Antonello Cracolici. Verrà discussa al Parlamento regionale il prossimo 2 maggio.
Alla conferenza stampa erano presenti Gaetano D’Amico (portavoce del Comitato Esistono i Diritti), Salvatore Orlando (presidente del Consiglio Comunale di Palermo), Giulio Cusumano (consigliere del Comune di Palermo), Alberto Mangano (membro del Comitato Esistono i Diritti), Barbara Evola (membro del Comitato Esistono i Diritti e capogruppo al consiglio comunale di Sinistra Comune), Leoluca Orlando (sindaco del Comune di Palermo).
Radio Radicale venne fondata nel 1976 da un gruppo di membri del Partito Radicale, a cui da allora è sempre rimasta molto legata. L’editore della radio è l’associazione politica Lista Marco Pannella, di cui fanno parte i quattro storici collaboratori del fondatore del partito, Marco Pannella: Maurizio Turco, che ne è anche il presidente, Rita Bernardini, Laura Arconti e Aurelio Candido.
Fin dalla fondazione la radio si è occupata soprattutto di informazione politica, trasmettendo in particolare le sedute del Parlamento, e facendolo, per i primi 15 anni di attività, a spese del partito. Il suo motto è una frase dell’economista e presidente della Repubblica Luigi Einaudi: “Conoscere per deliberare”.
Oltre alle sedute parlamentari, alle assemblee e riunioni pubbliche di vari partiti e a numerosi programmi di informazione politica, sulla radio si potevano ascoltare anche i lunghi discorsi del leader del partito Pannella e le sue storiche discussioni con l’allora direttore della radio, Massimo Bordin, morto nei gioni scorsi a 67 anni e divenuto celebre per la sua rassegna stampa quotidiana “Stampa e regime”.
Alla fine degli anni Ottanta la radio entrò in crisi e fu avviato l’esperimento di “Radio Parolaccia“: senza soldi con cui realizzare programmi, la radio trasmise per oltre un mese e senza alcun filtro i messaggi registrati dagli ascoltatori.
La situazione della radio si stabilizzò quando il governo decise di estendere alle radio di partito il finanziamento pubblico fino a quel momento destinato solo a giornali.
Radio Radicale divenne così ufficialmente l’emittente del Partito Radicale.
Nel 1994, durante il governo Berlusconi, con cui Pannella aveva stabilito un accordo politico alle precedenti elezioni, la situazione migliorò ancora grazie alla convenzione ottenuta per trasmettere le sedute parlamentari a pagamento. Radio Radicale era stata l’unica emittente radiofonica a partecipare al bando.
Radio Radicale ha sempre ottenuto una conferma del bando di convenzione senza mai avere la necessità di partecipare a una nuova gara.
È vero che in diverse occasioni gli editori della radio ma anche Emma Bonino hanno chiesto che venisse indetta una vera gara, ma hanno sempre posto come condizione che fosse una gara “vera” e cioè tra operatori privati, senza la partecipazione della Rai.
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