Posti di lavoro in cambio di voti? Una triste prassi molto comune
Palermo. Promettere posti di lavoro in cambio di voti, avviare processi clientelari nei confronti di gruppi o di amici che si spendono per la campagna elettorale di un determinato candidato, è frutto della politica di questo paese.
Ancor peggio nei piccoli comuni, dove in occasione delle amministrative è tristemente risaputo di come certi candidati si adoperano addirittura per comprare sacchi della spesa da distribuire alle famiglie disagiate.
Non è la prima volta che consiglieri comunali o deputati vengono indagati per favoritismi in cambio di voti, per strette di mano in odor di mafia e addirittura per aver pagato bollette o voti per un certo numero di preferenze.
Storie tristi, legate all’ignoranza e soprattutto alla voglia di certa politica di alimentare un sistema i cui l’elettore abbia sempre bisogno di qualcosa.
Per fortuna non tutti i politici e soprattutto non tutti gli elettori cadono in questa sporca logica.
Ma quanto diventa difficile cambiare certa mentalità?
Le giuste inchieste della magistratura a volte servono, ma spesso si prolungano per troppi anni senza condanne certe e senza riuscire a risollevare l’etica e i valori di una politica nobile soltanto a parole.
La chiusura dell’inchiesta da parte della procura di Termini Imerese, partita nel 2017, ha riacceso i riflettori su certi noti esponenti siciliani i quali avrebbero promesso posti di lavoro in cambio di voti. Sono in tutto 96 gli indagati.
Tra questi volti noti, assessori e sindaci in carica, candidati, deputati regionali ed un ex presidente della Regione Siciliana.
Ci sono voluti due anni per chiedere l’inchiesta e chissà quanti ce ne vorranno per arrivare ad una sentenza certa.
Tutti i soggetti coinvolti si dichiarano estranei alle vicende per cui sono accusati e continueranno tranquillamente ad occupare le loro poltrone magari conquistandone altre.
Si spera che questi fatti possano far riflettere gli elettori affinchè un giorno non si parli più di politica clientelare ma soltanto di sviluppo comune.
Intanto l’ inchiesta sarebbe scaturita da un’indagine sui fratelli Salvino e Mario Caputo, figurano tra gli altri l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, l’assessore regionale al Territorio Toto Cordaro, il capogruppo all’Ars di Diventerà Bellissima Alessandro Aricò, il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta, gli ex coordinatori della Lega in Sicilia, Alessandro Pagano e Angelo Attaguile.
“Ho sempre avuto ed ho grande fiducia nella Giustizia e rispetto per il lavoro dei Pm e se sono nella lista insieme ad altri 96 indagati un motivo ci sarà”.
Lo dice l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.
“Appena avrò le carte che mi riguardano le studierò e mi adopererò con i miei avvocati per chiarire questa vicenda che mi viene attribuita. So che è reato promettere posti di lavoro in cambio di voti e so di non aver promesso nessun posto di lavoro all’Ars e so anche di non avere nessun potere, o ruolo (essendo un semplice cittadino senza alcun incarico) e nessuna possibilità di mantenere simili promesse.
Sono certo di poter chiarire, quanto prima, la mia innocenza rispetto ai fatti che mi si contestano”, conclude Cuffaro.
L’indagine è stata avviata sulle elezioni regionali del 2017 ma si è poi allargata alle amministrative di Termini Imerese di due anni fa nelle quali è stato eletto il sindaco Francesco Giunta sostenuto da uno schieramento di centro destra. Il caso che ha mosso l’inchiesta è quello dei fratelli Salvino e Mario Caputo, il primo ex deputato regionale ed ex sindaco di Monreale, che a causa di una condanna non poteva essere candidato. Al suo posto è stato presentato il fratello ma nella comunicazione elettorale sarebbe stato utilizzato un raggiro: il nome di Mario Caputo era accompagnato dalla indicazione “detto Salvino” che avrebbe, secondo la Procura, indotto gli elettori a votare un candidato scambiandolo per l’altro.
Intanto Salvino Caputo sarebbe in corsa nella rosa dei probabili candidati a sindaco per le prossime elezioni amministrative di Monreale il 28 aprile finora sostenuto da Forza Italia e Fratelli d’Italia.