La giornata nera del governo Musumeci: Finanziaria nel caos

La giornata nera del governo Musumeci: Finanziaria nel caos

Palermo. Una giornata nera per il governo Musumeci in cui i numeri non tornano, la maggioranza si spacca e la Finanziaria dei tagli che non piace a nessuno rallenta il suo cammino all’Ars dove la seduta è stata più volte rinviata nella speranza di far quadrato intorno ad una manovra economica ancora in alto mare.
Tutto rinviato a domani alle 18 con il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana confuso e amareggiato: “la situazione è fuori controllo. Se non ritroviamo la calma, i siciliani fuori ci ammazzano” ha detto Gianfranco Miccichè al margine di una giornata il cui il governo è andato ben 4 volte Ko.

Dopo la prima grossa bocciatura, quella del cosiddetto “modello Portogallo”, norma manifesto di questa Finanziaria, che consentiva vantaggi fiscali per coloro che producono redditi all’estero, se avessero deciso di trasferirsi in Sicilia in comuni con meno di 20 mila abitanti, il governo è finito nella trappola tesa da Pd e M5s del voto segreto sul’articolo 7 anche questo bocciato. Si tratta di una norma tecnica che consentiva di liberare risorse per coprire i residui attivi cancellati in trent’anni e che sarebbe servita a mitigare l’effetto dei tagli dovuto alla sentenza della Corte dei Conti che costringe la Regione a ripianare 2 miliardi e 143 milioni.
“L’esito del voto contrario dell’Aula su una previsione contabile relativa al ripianamento del disavanzo richiede taluni approfondimenti che il Governo sta svolgendo, al fine di garantire il rispetto degli equilibri finanziari poliennali individuando le opportune soluzioni” dice il vicepresidente della Regione e assessore all’Economia, Gaetano Armao che non vuol più sentire parlare di esercizio provvisorio – Il Governo confida nel senso di responsabilità del Parlamento alla ripresa dei lavori nella giornata di domani” conclude il vicepresidente.
Una giornata quella di domani in cui il governo spera di trovare consensi in una strada tutta in salita e con le opposizioni che parlano già di dimissioni.
Solo i 5 Stelle offrono uno spiraglio: “Il presidente della Regione si liberi della sua ‘maggioranza’ famelica e ricattatrice e dia vita a un governo tecnico firmando un accordo con noi su poche leggi fondamentali per la Sicilia”, dice il capogruppo Francesco Cappello.

Nel frattempo la maggioranza è nel caos, mentre il governatore non c’è: è a Roma, e stasera parteciperà anche alla trasmissione di Bruno Vespa “Porta a porta”,fuori da Palazzo dei normanni la protesta di molti lavoratori a cui sono stati azzerati i fondi: forestali, trattoristi Esa e molti agricoltori sostenuti dal deputato regionale Udc Vicenzo Figuccia che per protesta ha seminato del grano nel giardino davanti il palazzo dell’Ars.
Uno spiraglio per questi lavoratori, soprattutto per i forestali e i consorzi di bonifica potrebbe essere rappresentato da una proposta dei deputati dell’Ars incentrata a congelare i soldi che la Sicilia deve allo Stato. Si parla di qualcosa come 280 milioni di euro che la Sicilia deve a Roma si tratta delle “quota” di Iva che la Regione deve versare all’Erario. Se passasse questa soluzione verrebbero rimpinguati tutti i capitoli tagliati riguardanti molti lavoratori tra cui forestali e consorzi di bonifica che avrebbero l’intera copertura annuale.

Per far questo però ci vuole il consenso del governo nazionale che potrebbe invece impugnare la norma e far saltare nuovamente tutto per aria. Insomma un clima di incertezza che ruota intorno alla Finanziaria e al Governo Musumeci ancora nel caos e senza maggioranza.
A peggiorare una situazione difficile anche Sicindustria che ieri in un comunicato stampa ha definito la situazione politica siciliana sconfortante.
“Quando pensi di avere toccato il fondo, poi scopri che si può ancora scendere”.
Sicindustria commenta così l’iter di approvazione della finanziaria regionale, in corso all’Ars.
“Lo spettacolo di questi giorni proposto da Governo e Parlamento regionale, che continuano a farsi la guerra sulla pelle dei siciliani – afferma il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese – è davvero sconfortante soprattutto se si pensa che ciò avviene nell’anonimato, grazie al voto segreto che mortifica il rapporto di trasparenza che deve esserci tra elettori ed eletti. La Regione sta mostrando tutta l’incapacità nel proporre una qualsiasi idea di sviluppo: in oltre 50 articoli non si trova un progetto di crescita, si prevedono tagli e poi nulla per invertire una rotta che sembra tragicamente segnata. Il rischio è, come al solito, quello che la montagna partorisca un topolino”.

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