Sicilia: si scaldano i motori per elezioni ex Province
Palermo. Il 30 giugno si dovrebbe mettere la parola fine al commissariamento delle ex 9 province siciliane oggi Liberi Consorzi e Città Metropolitane.
Enti al collasso dopo anni di commissariamento, con dipendenti senza stipendi e servizi alle scuole e per la manutenzione delle strade inesistenti.
Di certo si tratta di carrozzoni che non brillavano neanche ai tempi dell’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provinciali, che dopo la legge Delrio saranno scelti dai Sindaci e dai consigli comunali siciliani, ognuno per la propria provincia di appartenenza.
Un riforma voluta inizialmente dal ex presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, poi scavalcato dalle norme del governo Nazionale.
Il governo Musumeci ha poi imboccato la strada del ritorno all’elezione diretta ,ma la proposta di legge è stata bocciata dalla Corte Costituzionale che ha invece accolto il ricorso dello Stato.
Insomma in Sicilia si adotteranno le stesse misure previste nel resto del Paese comprese quelle che riguardano i compensi tanto desiderati dai nostri politici.
Cassata infatti anche la parte della norma che introduceva un’indennità di posizioni per i sindaci metropolitani e presidenti di Liberi consorzi.
Si ingenererebbe una disparità visto che nel resto del Paese l’incarico è gratuito.
Si scaldano dunque i motori nei palazzi della politica siciliana dove, dopo il 30 giugno, si dovrà dare vita ai nuovi enti nella speranza che siano funzionali allo sviluppo dei propri territori.
Il presidente della Regione Nello Musumeci ha evidenziato la propria insoddisfazione per l’elezione di secondo grado dei presidenti delle ex province.
“Ci siamo opposti con tutte le nostre forze a questo esproprio del diritto al voto dei cittadini, ma non c’è stato nulla da fare”.
Si scaldano adesso i motori e si definiscono gli accordi politici tra sindaci e consiglieri comunali per scegliere chi dovrà sedere e magari aggiustare una macchina che forse non ha mai funzionato.
Come si vota
Ma per cosa si voterà nello specifico? Attraverso un sistema elettorale ponderato i sindaci di ogni comune voteranno i presidenti dei Liberi consorzi.
Non potranno essere eletti i sindaci a cui il mandato scadrà a un anno e mezzo dal momento delle votazioni.
Le elezioni, poi, non riguarderanno i sindaci delle città metropolitane e quindi di Palermo, Catania e Messina.
In questi tre casi il sindaco dell’ente di secondo livello è il sindaco del Comune capoluogo: dunque Leoluca Orlando per Palermo Salvo Pogliese per Catania e De Luca per Messina.
Le elezioni per le ex province riguardano poi gli organi collegiali, i consigli.
In questo caso gli elettori sono i consiglieri comunali e i sindaci. Loro stessi possono essere eletti fino a quando sono in carica.
Nei liberi consorzi con popolazione sotto i 300mila abitanti e quindi nelle ex province di Enna e Caltanissetta i consiglieri sono dieci.
Il numero dei componenti del Consiglio dei liberi consorzi sale a dodici negli enti di area vasta con popolazione fra i 300mila e i 700mila abitanti e quindi ad Agrigento, Trapani Ragusa e Siracusa.
Il consiglio metropolitano di Messina sarà composto da 14 componenti, dato che la provincia messinese conta meno di 800mila abitanti.
I Consigli metropolitani di Palermo e Catania infine avranno 18 consiglieri.
Il disegno di legge disegna anche il sistema con il quale si andrà a voto.
Per candidarsi a presidente del libero consorzio occorre che le candidature siano firmate da almeno il 15 per cento degli aventi diritto al voto.
Poi si devono formare le liste dei candidati al Consiglio. Le liste possono essere composte da un numero pari a quello dei consiglieri da eleggere e nessuno dei due sessi può superare il 60 per cento dei componenti. Per presentare una lista occorre avere un numero di firme pari al 5 per cento dei votanti. Si potrà dare il voto sia alla lista sia al candidato.