“Di questa terra facciamone un giardino” omaggio a Pino Veneziano
Foto di copertina di Ferdinando Scianna: Pino Veneziano con il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges
Canzoni: Lu Patruni è Suvecchiu – Pino Veneziano, A Santu Pino Veneziano.
“Ci vonnu chiddi ca pigghianu pisci di lu mari;
ci vonnu chiddi chi aisanu li casi;
ci vonnu chiddi chi allevanu animali,
ma lu patruni no!
Chiddu è suvecchiu.
In questa puntata del Suonatore Jones parliamo di un cantastorie di Selinunte in provincia di Trapani. Il suo nome è Pino Veneziano.
Garzone, barista, macellaio, imparò a suonare la chitarra all’età di quarant’anni per poi poi aprire un suo ristorante chiamato Lido Azzurro dove tra una pietanza e l’altra cantava le sue canzoni ai clienti di passaggio.
In quel luogo suggestivo, dove ha sede uno dei parchi archeologici più belli al mondo, da suo ristorante sono passati Lucio Dalla e anche Fabrizio De Andrè, che lo volle come supporter in un suo concerto. Il suo canto libero di denuncia è nato dalla povertà.
Quanto coraggio, quanto amore nei suoi occhi e nelle sue mani, mai ammanettate dal potere e dall’arroganza mafiosa.
“C’è l’amuri, e lu sacciu,
c’è l’amuri ppi tutti,
basta fallu capiri
a ccu ‘un ni lu voli”.
“Ve lo ricordate Pino Veneziano?
Quello che serviva ai tavoli del Lido Azzurro?
Aveva grandi mani per suonare la sua vecchia chitarra
e una gran voce potente per cantare la storia degli ultimi della terra.
Ma come? Non ve lo ricordate?
Certo. Pino Veneziano non era famoso come Dalla o De Gregori.
Quando cantava la sua canzone su Piazza della Loggia diceva che gli autori della strage erano “gran figli di troia”.
Così. Semplicemente.
Nelle piazze e nelle manifestazioni regalava la sua musica che a volte diventava inno rivoluzionario.
Diceva che il padrone non serve. Senza mezzi termini.
Tutti quelli che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo a Selinunte negli anni ’70
o di avere il suo unico disco – Lu Patruni è Suvecchiu – sono testimoni
dell’esistenza di un grande autore italiano che è giunto il momento di riconoscere e far conoscere ovunque.
Allora, ve lo ricordate Pino Veneziano?
Quello che cantava ai tavoli del Lido Azzurro?
(Rocco Pollina)
“Io, se fossi ragazzo, gli porterei la chitarra; lo seguirei ovunque va;
lo sentirei cantare nelle piazze. Vedrei i braccianti commuoversi, entusiasmarsi,
e lui col canto dargli la speranza. La speranza che io, lui, e tutti i lavoratori
aspettano con l’alba di domani, e non più tardi”.
(Ignazio Buttitta)
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