In scena al Teatro Biondo di Palermo, Chi vive giace, testo inedito di Roberto Alajmo

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Venerdi 18 gennaio in scena al Teatro Biondo di Palermo, Chi vive giace, testo inedito di Roberto Alajmo

Palermo. Debutta in prima nazionale, venerdì 18 gennaio al Teatro Biondo di Palermo, Chi vive giace, testo teatrale inedito di Roberto Alajmo nella messa in scena di Armando Pugliese interpretata da David Coco, Roberta Caronia, Roberto Nobile, Stefania Blandeburgo e Claudio Zappalà.
Le scene sono di Andrea Taddei, i costumi di Dora Argento, le musiche originali di Nicola Piovani, le luci di Gaetano La Mela.
Repliche fino al 27 gennaio e successivamente al Mercadante di Napoli (dal 29 gennaio al 3 febbraio) e al Comunale di Siracusa (22 e 23 febbraio).
Chi vive giace è una black comedy incentrata su un fortuito incidente automobilistico, che innesca una querelle familiare tipicamente siciliana, dai toni surreali e dall’esito imprevedibile.

Roberto Alajmo

Una giovane donna perde la vita a causa della guida distratta di un ventenne. Non è colpa di nessuno, se non del caso, ma il marito della donna non se ne fa una ragione: non sa se perdonare o se vendicare, come le tante voci del quartiere popolare in cui vive gli suggeriscono.
Dall’altra parte, il padre del ragazzo non sa come comportarsi, se assolvere in pieno il giovane col pretesto della fatalità o spingerlo a porgere le proprie scuse al vedovo.
A questo punto, in un contesto che sin dall’inizio ha i contorni allucinati di un certo realismo metafisico tipicamente siciliano, sono i fantasmi che bisogna interrogare.
Ecco allora la moglie, mischina, e la defunta madre del ragazzo che dispensano consigli, ammoniscono, ragionano e determinano le sorti di questo dramma dei vivi e dei morti, nel quale un certo humour nero ha la funzione catartica di governare l’ordine delle cose, invertendo il senso del vecchio adagio: «Chi muore giace, chi vive si dà pace».

“Il fatto di cronaca originario – spiega l’autore Roberto Alajmo – è un pretesto per esplorare una lingua teatrale ispirata al siciliano, ma che dal dialetto mutua più lo scardinamento sintattico che la vulgata lessicale: i personaggi parlano una lingua che è inventata, tutt’altro che naturalistica, diversa sia da Martoglio sia da Scaldati.
Ma c’è poi un’altra finalità, tutta morale, che riguarda i temi del rancore e del perdono, esplorati con un arsenale di ragionamenti che a tratti può sembrare pirandelliano”
“Alla prima lettura del testo di Alajmo – afferma il regista Armando Pugliese – ciò che mi ha maggiormente colpito e affascinato è stata la forma espressiva, il linguaggio. Nel senso più ampio del termine. Tanto che mi è parso di leggere musica”.

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