Petralia Sottana: un ricco centro di tradizioni che guardano al futuro
Petralia Sottana (Pa). Mura vecchie e punteggiate d’arte, salite sfiancanti, d’un fiato traversate, e piogge fitte, inaspettate, che, generose, si ritirano ben presto per lasciare il posto a un sole intenso, abbondante, tutto ripiegato nei nostri occhi, che, come fessure appena schiuse sul mondo circostante, si rallegrano, perdendosi, tra i vicoli che di Petralia Sottana raccontano la storia e ne preservano l’identità.
Ancora riconoscibile è, infatti, allo sguardo di coloro che vi accedono il retaggio di antiche culture e di imprese eroiche e sagge.
Ed è dai semi ben piantati di questo fecondo passato che si ergono oggi i germogli di un ridente futuro.
Petralia Sottana ci colpisce per la sua storia, per la sua bellezza semplice e secolare, per la straordinaria vitalità dei suoi abitanti e, soprattutto, per l’entusiasmo dei giovani, di quelli che sono rimasti, come pure di quelli che sono andati altrove, che ancora credono nelle potenzialità di questo ricco centro delle Madonie e lavorano duramente per salvaguardarne le tradizioni e per generarne di nuove.
La storia di Petralia Sottana, in origine unita alla vicina Petralia Soprana, dalla quale risulta sicuramente disgiunta a partire dal 1258, non è diversa da quella dell’intera isola.
Il ritrovamento nel 1937 di un consistente numero di reperti fittili nella cosiddetta grotta del “Vecchiuzzo”, oggi custoditi presso il Museo Archeologico Regionale di Palermo e il Museo Antonio Collisani di Petralia Sottana, ci permette di far risalire lo stanziamento di un primo nucleo umano nella zona al IV–III millennio a. c.
Scarse sono le testimonianze relative alla dominazione greca della città madonita, mentre più sicure, in quanto deducibili da alcuni scritti di autori autorevoli e dalla presenza di evidenti reperti dell’epoca, sono le notizie sulla conquista dei Romani nel III a. c. della stessa.
Seguirono le invasioni barbariche, la riconquista bizantina e ovviamente, nel IX sec. d. c., la venuta degli arabi. Del periodo della dominazione araba, durante il quale la città, probabile sede di un emirato, venne ribattezzata “Batarliah” e dotata di una moschea, rimangono specifiche espressioni dialettali o significative tracce nella denominazione di certe contrade e, soprattutto, un prezioso candelabro bronzeo facente parte del cospicuo tesoro della Chiesa Madre.
In seguito alla conquista dei Normanni, avvenuta nel 1062, Petralia divenne terra demaniale.
Nel XIII sec., già assorbita dalla contea di Collesano, passò ai Ventimiglia e, dal XV sec. in poi, ai Cardona, ai Moncada, agli Alvarez di Toledo.
Storia, paesaggi infiniti e brulicanti di vita, affascinanti e rinnovate tradizioni e autentiche opere d’arte sono gli ingredienti che fanno di Petralia Sottana un luogo unico, sorprendente, tutto da scoprire ed esperire.
Diversi sono stati nel corso dei secoli gli artisti che a Petralia Sottana hanno con fervore operato e lasciato i frutti superbi della propria visione del mondo e di quel processo sublime attraverso il quale l’opera d’arte trova nello slancio creativo del suo ideatore la sua inconfondibile originalità e nella compiutezza della materia la sua consolante e solenne eternità.
Di magistrale fattura sono in primis le opere scultoree di Antonello Gagini e della sua scuola che, distribuite lungo un ben determinato itinerario, che dalla Chiesa Madre si snoda per tutto il centro abitato e anche oltre, comprendendo le chiese della SS. Trinità, di Santa Maria della Fontana e di San Giovanni Battista, nonché il santuario della Madonna dell’Alto, contribuiscono non di poco ad allietare il soggiorno dei tanti visitatori che periodicamente raggiungono la mirabile cittadina.
Della stessa ineffabile intensità è l’impronta lasciata a Petralia Sottana da Giuseppe Salerno, generalmente conosciuto come lo Zoppo di Gangi, le cui pregevoli creazioni si trovano nella già citata Chiesa Madre, che dedicata a Maria SS. Assunta e sorta nel XVII sec. su un preesistente edificio medievale, è rinomata per i suoi preziosi e disparati capolavori.
Altre significative opere dello Zoppo di Gangi si possono ammirare nelle chiese dei Santi Marco e Biagio e di San Francesco e nel Palazzo del Giglio. In quest’ultimo, proprio nella stanza del sindaco, è esposta la bellissima Dormizio Virgini.
Ma la bellezza di Petralia Sottana non risiede solo nei suoi rari capolavori, essa scaturisce altresì dalle sue inebrianti e antichissime tradizioni.
Profonde e ben piantate radici ha, per esempio, il Ballo Pantomima della Cordella che si svolge ogni anno la prima domenica dopo il ferragosto e nella cui perpetua rievocazione le credenze e le intenzioni di coloro che vi parteciparono e lo resero possibile nel passato rivivono con tutta la loro forza in quelle dei Petraliesi che ancora oggi con giustificata fierezza lo ripropongono.
Le origini di questo caratteristico ballo vanno con molta probabilità ricercate, come ci informa lo studioso petraliese Francesco Tropea, che con avida curiosità ed estrema perizia ne studiò e approfondì le specifiche dinamiche, nei balli campestri che un tempo venivano eseguiti in onore della dea Cerere al fine di ringraziare la stessa per i doni tanto auspicati e largamente elargiti. Palese è il riferimento al mito di Cerere nel fascio di spighe che rigorosamente adorna la pertica, dalla quale nastri colorati, i “curdeddi”, giungono nelle mani di dodici coppie di ballerini che, danzando al ritmo di una tipica tarantella, danno vita a vivaci intrecci raffiguranti le quattro stagioni. Il Ballo Pantomima della Cordella è un inno alla vita, una celebrazione entusiasmante della nostra madre terra, sede di copiose ricchezze e di conviviale allegria. Al Ballo Pantomima della Cordella, inoltre, viene sempre accompagnata la rievocazione di un antico corteo nuziale. La danza rappresenterebbe in questo caso un omaggio ai giovani sposi affinché la loro si riveli una lieta e prospera unione. Per saperne di più siamo andati a trovare Giulia Inguaggiato, presidente dell’Associazione Folkloristica “Ballo Pantomima della Cordella”, la quale dopo averci accuratamente parlato dell’importanza di questo ballo per i petraliesi, delle sue misteriose origini e dei significati simbolici ad esso correlati, ha aggiunto con evidente orgoglio che questo caratteristico ballo, al di là di quanto è stato già detto, rappresenta un momento unico di reciproca collaborazione e di scambio intergenerazionale.
Fulcro di attività artigianali dalle remote origini, Petralia Sottana continua a meravigliarci per l’originalità e la raffinatezza dei suoi prodotti che, tipici del luogo e realizzati con tecniche particolari e piuttosto complesse, sopravvivono tuttora grazie alla caparbietà e alla competenza di taluni petraliesi.
Tra questi ultimi non possiamo non menzionare Giulia Maria Valenza, una donna energica, tenace, apprezzata a Petralia Sottana principalmente per la sua indiscussa abilità nell’esecuzione del cosiddetto Centesimo, un caratteristico lavoro all’uncinetto che, una volta terminato, assume la forma del noto fiore di sambuco e che negli ultimi anni ha ottenuto la Denominazione Comunale d’Origine, un marchio identificativo che ne comprova l’appartenenza a questo singolare e prolifico territorio.
Giulia Maria Valenza, il cui motto è “la maglia crea dipendenza, induce al lavoro anche nel tempo libero”, ci racconta di avere acquisito le tecniche della lavorazione all’uncinetto da bambina, osservando le sue nonne all’opera, e di avere assecondato questa sua passione fino ad oggi, concentrando la sua attenzione sull’esecuzione, appunto, del Centesimo, che cerca di creare usando filati diversi rispetto a quelli tradizionali e di impiegare in chiave decisamente più moderna.
Un’altra donna risoluta e dedita a questa antica arte tessile è Sonia Geraci, che abbiamo incontrato con piacere e con la quale abbiamo parlato della sua recente predilezione per il Tricot, ancora una volta un peculiare lavoro all’uncinetto la cui impegnativa esecuzione continua ancora oggi a entusiasmare non poche signore di Petralia Sottana.
Non a caso proprio quest’anno nell’ambito della manifestazione “Chianu e Guastedda”, Sonia insieme a un ben assortito gruppo di petraliesi e con il prezioso aiuto di Assunta Porfido, che ha efficacemente coordinato e organizzato il lavoro delle numerose partecipanti, ha lanciato la Tricot Street Art, un notevole esperimento di arredo urbano che, ammirabile in loco fino alla fine di ottobre, è stato ideato al fine di impreziosire il già incantevole centro storico di Petralia Sottana con allegri e divertenti tessuti variopinti che, creati attraverso questa apprezzabile forma d’arte, sono il risultato di tanto impegno e di assoluta devozione.
Ugualmente degno di nota ci appare il lavoro di Antonio Casserà, proprietario di un’azienda che produce coppole a maglia, meravigliosi copricapi, decisamente caratteristici e anch’essi insigniti della sopracitata Denominazione Comunale d’Origine.
Antonio Casserà ci ha gentilmente accolto all’interno della sua azienda e ci ha mostrato come avviene la produzione di questi berretti dalla forma inequivocabile e dalla lunga e, per certi versi, controversa storia. Antonio ci ha raccontato di avere iniziato a produrre coppole a maglia quasi per caso e di avere ottenuto in seguito a questa fortunata decisione grandi soddisfazioni, prima fra tutte quella recatagli dalla possibilità di creare coppole a maglia in qualità di sponsor per la commemorazione dei cento anni della Targa Florio.
Al termine del nostro soggiorno a Petralia Sottana abbiamo conosciuto Mirco Inguaggiato, un giovane liutaio, che, nonostante i tempi difficili e incerti, ha deciso di aprire proprio nel centro madonita la sua affascinante bottega, che gestisce con estrema cura e nel rispetto della propria vocazione e delle eventuali e personali esigenze dei suoi committenti.
Mirco ci dice, inoltre, di avere sempre amato la musica, di averla sempre avuta dentro. Del resto la musica è sempre stata una componente essenziale e inalienabile della vita dell’uomo.
In origine, infatti, ci spiega sempre Mirco, ciascun suono non è altro che rumore e solo in un determinato contesto e attraverso la sua ripetizione diventa accompagnamento musicale.
In altre parole, la musica esiste già in natura, è parte integrante di noi stessi e del mondo che ci circonda.
A questo punto non ci rimane altro da fare che ascoltare quelli che apparentemente ci possono sembrare dei rumori e convertirli, per mezzo della nostra sensibilità, in quella fiumana di dolce piacevolezza e di vibranti emozioni che. per l’appunto, è la musica.
Genny Ferro
Si ringraziano per la gentile collaborazione: Giulia Inguaggiato, Giulia Maria Valenza, Sonia Geraci, Antonio Casserà e Mirco Inguaggiato.
Fotografie di Genny Ferro e Chris Catanese.