Tavolo tecnico in Sicilia per la coltivazione di cannabis
Palermo. Con un proprio decreto, l’assessore alla Salute della Regione Siciliana Ruggero Razza ha istituito il tavolo tecnico per l’uso terapeutico della cannabis. Si tratta dell’organismo che per la prima volta in Sicilia consentirà l’individuazione delle linee guida per la somministrazione di farmaci galenici con presenza di cannabinoidi per curare alcune specifiche patologie.
“Con questa azione avviamo la Sicilia ad un percorso specifico di innovazione farmacologica in linea con lo standard di altri territori europei, tenendo conto che, nonostante i passi avanti degli ultimi anni, sono ancora necessari ulteriori approfondimenti per determinare altri aspetti nel rapporto fra rischi e benefici che possono scaturire dalle cure a base di cannabinoidi”, spiega l’assessore Razza.
Del tavolo, che si riunirà presso l’Assessorato per la Salute, fanno parte docenti universitari, medici, farmacisti, esperti in terapia del dolore, neurologi, componenti dell’assessorato ed i rappresentanti delle associazioni che in questi anni hanno seguito gli sviluppi in materia di uso terapeutico della cannabis. Il tavolo è presieduto dal dirigente generale dell’Assessorato regionale per la Salute. Le prime coltivazioni in Sicilia potrebbero essere effettuate nei campi dell’Esa (Ente Sviluppo Agricolo) . Lo stesso Ente, ha messo a disposizione propri mezzi e uomini e offerto l’utilizzo dei terreni per questa specifica coltivazione indirizzata ai pazienti siciliani che, fino a oggi, hanno dovuto interrompere terapie a base di Cannabis Terapeutica per mancanza di materia prima.
La Cannabis utilizzata a scopo terapeutico non comporta rischi per la salute ed è utile nel trattamento dell’epilessia, al posto di cure palliative e in altri casi. Si è espressa così, dopo una lunga indagine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La marijuana come trattamento praticabile per alleviare il dolore e in condizioni gravi come epilessia, Alzheimer e morbo di Parkinson è un argomento di discussione continuo che viene spesso rilanciato a livello internazionale. Sulla legalizzazione di questa sostanza, però, esistono ancora delle perplessità in quanto si è diffusa rapidamente in tutto il mondo ma i funzionari della sanità hanno più volte sottolineato che non vi erano abbastanza ricerche per escludere i possibili effetti negativi.
Adesso però, dopo mesi di discussioni e analisi sugli effetti dei cannabinoidi, il parere dell’OMS tanto atteso è finalmente arrivato ed è il seguente: il cannabidiolo (CBD), composto non psicoattivo della marijuana medica, non comporta rischi di dipendenza e non causa cambiamenti dell’umore o del comportamento. La notizia è molto importante considerando che vi sono ancora professionisti scettici sul reale rapporto rischi-benefici di questa sostanza.
L’OMS ritiene quindi che per il CBD non dovrebbe essere programmato un controllo internazionale ovvero non dovrebbe essere proibito produrlo e fornirlo per scopi specifici, come cure mediche e ricerca scientifica, dato che non sono state trovate prove di potenziali danni nell’utilizzo. Se l’OMS avesse sentenziato diversamente avrebbe invece disposto il divieto per i medici di prescrivere marijuana terapeutica a livello globale.