Castelbuono: la gioia di essere siciliani

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Castelbuono:la gioia di essere siciliani

Castelbuono. Gremita di incanti e dei frutti più rari è quella terra mitica, fonte dei più superbi idilli, nel cui ventre abbondante e rigoglioso sorge l’operoso e cordiale comune di Castelbuono.
La terra alla quale ci riferiamo è quella feconda del Parco delle Madonie, di cui Castelbuono fa parte e dalla quale ha sempre tratto le sue peculiarità uniche e longeve e la sua linfa vitale.
Sede privilegiata dei popoli più diversi che sin dal III sec. a. c. ne occuparono il territorio, avvantaggiandosi dei suoi benefici, il comune vero e proprio nacque nei primi anni del XIV sec. in seguito al rinnovato interesse di Francesco I Ventimiglia per i domini di famiglia e alla costruzione dell’attuale castello.
Eretta nel 1317 nelle vicinanze dell’antico casale bizantino di Ypsigro, la possente struttura, suggello dei più svariati stili e adesso sede del Museo Civico, è ancora oggi il centro focale dell’intero comune, di cui dall’apice della sua altura ne sottolinea e definisce le caratteristiche fattezze.
La valenza del castello non risiede, però, soltanto nel suo indiscusso valore artistico o nel fatto di avere ospitato il blasone dei Ventimiglia e di averne, così, conservato e tramandato la memoria. Esso è anche lo scrigno di un raro e prezioso tesoro, il reliquiario con il Teschio di Sant’Anna, patrona del comune, che, portato a Castelbuono dal marchese Giovanni I Ventimiglia allorquando, nel 1454, decise di lasciare Geraci e di trasferire ivi la sua corte, è ancora oggetto di grande devozione e viene condotto ogni anno, il 27 luglio, in trionfale processione per le affollate vie cittadine.

La sacra reliquia, il cui culto si è rafforzato man mano negli anni, in particolare dal 1615, anno in cui la medesima fu miracolosamente ritrovata a Palermo nell’orto del convento di S. Lucia del Borgo, dopo che, nel 1605, era stata trafugata e sottratta al suo fido popolo da un monaco che per qualche oscura ragione era stato incarcerato nel castello, è generalmente conservata in un apposito vano nella parete di fondo di quella epifania di raffinata e celestiale bellezza che è la Cappella Palatina.
Quest’ultima, riccamente impreziosita nel XVII sec. dagli stucchi dei fratelli Giuseppe e Giacomo Serpotta, si presenta, infatti, ai visitatori traboccante di putti festanti e di altre misteriose e, nondimeno, affascinanti figure umane e non, senza contare che il tutto è accompagnato dal magnifico apparato allegorico.
Degna di nota tra le bellezze della piacevole cittadina è, poi, la Matrice vecchia, dedicata a Maria Santissima Assunta, che, risalente al XIV sec. e costruita forse su una preesistente moschea, è dotata, in corrispondenza dell’altare maggiore, di un magnifico Polittico, del 1520, attribuito, in seguito a un lungo dibattito, ad Antonello De Saliba, nipote di Antonello da Messina, e di una cripta cinquecentesca istoriata con affreschi degli ultimi e commoventi momenti della vita di Cristo.
Infine, passeggiando per le strade di Castelbuono non è possibile non fermarsi dinanzi alla muliebre fontana della Venere Ciprea che, databile al XVI sec. e risultato dell’accorpamento di due diverse fontane, ci colpisce per la naturalezza con cui Venere e Cupido sono ritratti mentre, noncuranti degli sguardi altrui, si asciugano.

Ma la vita culturale a Castelbuono non si esaurisce certo con la visita ai suoi musei, tra i quali vogliamo segnalare, altresì, il Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo, e ai suoi splendidi monumenti, ma si nutre anche e soprattutto di avvincenti festival musicali e di importanti e frequenti eventi artistici.

Tra questi ultimi vogliamo ricordare il Concorso Nazionale di Fotografia organizzato e annualmente riproposto dall’Associazione Culturale Enzo La Grua.
E per saperne di più e riuscire a cogliere pienamente la natura di questa Associazione abbiamo incontrato Vincenzo Cucco, vicepresidente della stessa, il quale ci ha parlato con piacere delle motivazioni che hanno condotto alla sua fondazione e soprattutto ci ha preparato alla conoscenza e a una più consapevole comprensione di quel cultore e interprete appassionato dell’arte della pittura, prima, e di quella, forse più introspettiva e inspiegabilmente magica, del teatro, dopo, che è stato Enzo La Grua, suo amico e collega, nonché compagno di ampie e immaginifiche vedute. La suddetta Associazione si propone, infatti, sulle orme di questo artista sensibile e capace, di avvicinare e di educare i giovani, e non solo, al mondo dell’arte e della fotografia in particolare, una forma di espressione quest’ultima decisamente viva e oggi ancor più indagata in quanto capace di portarci ovunque nel mondo, anche in quello più personale e complesso che risiede, per nulla silente, dentro ognuno di noi.
Quest’anno uno dei temi del concorso è “l’altro”, un tema che ci ha colpito per la sua attualità e che ci ha costretto a riflettere su quanto poco doniamo di noi stessi agli altri, su quanto poco li guardiamo davvero, su quante volte ci siamo fermati a domandarci chi fosse l’altro, quell’altro che lo stesso Enzo La Grua il 19 settembre 1991 durante uno dei suoi spettacoli nella sovraffollata piazza di Gangi decise, a discapito della propria vita, di onorare e salvaguardare.

Negli ultimi anni Castelbuono si è distinta, oltre che per i suoi interessi e fermenti artistici e culturali, anche per la sua efficienza e per il suo rispettoso riguardo nei confronti del circostante ambiente vegetale e animale. Non a caso una delle sue tipicità è costituita da un piano per la raccolta differenziata dei rifiuti piuttosto insolito, quello, cioè, ideato dal sindaco Mario Cicero e che prevede l’impiego virtuoso di sette dolci asine ragusane. Le asine, amorevolmente adottate dal Comune, non solo sono state salvate da estinzione certa, ma il ricorso ad esse nella raccolta porta a porta dei rifiuti, ha permesso al Comune, per mezzo dell’eliminazione della maggior parte dei mezzi meccanici, un notevole risparmio economico e una minore incidenza nelle vie del centro storico dell’inquinamento sia acustico che ambientale. Il sindaco Cicero ci ha assicurato, inoltre, che queste asine sono adeguatamente monitorate e curate. Ha, infine, aggiunto che gli operatori addetti ad accompagnarle, di norma provenienti da situazioni di disagio sociale, sono riusciti proprio grazie a questa iniziativa a reintegrarsi compiutamente nella vita della comunità.

Dall’amore per Castelbuono e per le sue specificità ebbe inizio, altresì, la storia del ristorante Nangalarruni che Giuseppe Carollo aprì nel 1984 dopo che, avendo girato in lungo e in largo l’Europa, decise di fare ritorno nella sua Sicilia e di mettere a frutto, oltre che l’esperienza maturata in quegli anni giovanili, la propria conoscenza e passione per i prodotti tipici nostrani. Aprì, quindi, un ristorante, che fu dapprima una pizzeria, ma che col tempo grazie al duro lavoro e all’impegno del suo proprietario è diventato quello che è oggi, un luogo di delizie accogliente e caratteristico, nel quale tutto, dalla gentilezza e professionalità delle persone che lì lavorano alla cura per i dettagli nella presentazione dei piatti, dall’odore evocativo ed estasiante degli ingredienti assolutamente di stagione al vino buono e variegato, ci riporta con la mente al cuore di quei boschi ameni dai quali gli elementi principi di quei piatti saporiti provengono e vengono attentamente scelti e raccolti. Oggi della cucina si occupa principalmente la figlia del proprietario, Francesca Carollo, una ragazza giovane e intraprendente, che con la sua innata semplicità ci ha mostrato come si preparano alcune delle loro specialità, tra le quali particolare attenzione ha dedicato al filetto di maialino in crosta di manna, mandorle e pistacchi, un piatto unico in cui tradizione e innovazione si incontrano in un perfetto equilibrio di esperienze sensoriali.

Altrettanta premura dedica il Biscottificio Paolo Forti nella scelta degli ingredienti utilizzati per la produzione dei suoi biscotti nutrienti e friabili, che, come recita lo stesso motto dell’azienda, sembrano proprio come se fossero stati fatti in casa.
Al fine di conoscere più a fondo il Biscottificio e i suoi prodotti abbiamo incontrato Elena Forti che ci ha accompagnato con piacere all’interno dell’azienda di famiglia e ci ha spiegato con molta pazienza e precisione in che modo e con quale considerazione nei confronti delle esigenze dei consumatori vengono preparati i loro ricercati biscotti. Particolare interesse e curiosità ha suscitato in noi la nuova Linea Bio che, appositamente pensata per i palati più esigenti, è realizzata con ingredienti accuratamente selezionati e affatto genuini. Ma la vera forza dell’azienda risiede, secondo noi, nell’entusiasmo e nella complicità con cui tutta la famiglia giornalmente è solita portare avanti i propri sani e golosi obiettivi.

Infine, vogliamo parlarvi di un’altra donna di successo, una donna forte, ma più di ogni altra cosa di un’artista caparbia e rispettosa delle proprie origini. Ci riferiamo a Giusi Cusimano, una stilista di talento che dopo diverse e stimolanti esperienze nell’affascinante campo della moda, ha deciso di dare vita proprio a Castelbuono al suo raffinato atelier, distinguendosi per la sua capacità di piegare la preziosità degli abiti d’alta moda alle quotidiane esigenze della sua clientela. Con Giusi abbiamo parlato soprattutto di una sua collezione intitolata Allegorie, che ci ha piacevolmente sorpreso perché autentica espressione delle delicate decorazioni a stucco che adornano la splendida Cappella Palatina della sua amata Cittadina e del lavoro dei Serpotta in senso lato. Ancora una volta, quindi, una donna che ha fatto della propria arte un modo per alimentare la sincera affezione che da sempre nutre per la propria terra. Del resto, “la bellezza -amava ripetere Coco Chanel- non sta né dentro né fuori, sta nell’aria che ti circonda”.

Si ringraziano per la gentile collaborazione il sindaco di Castelbuono Mario Cicero, Vincenzo Cucco dell’Associazione Culturale Enzo La Grua, Giuseppe e Francesca Carollo del ristorante Nangalarruni, Elena Forti e Giusi Cusimano.
Ringraziamo, inoltre, il Biscottificio Paolo Forti per il contributo fotografico fornitoci.
Fotografie di Genny Ferro e Chris Catanese.

Genny Ferro

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