Isola felice. Elegantemente adagiato sulle falde del Monte Caputo e prospiciente il lieve declivio che una volta era conosciuto con il nome di Conca D’Oro per la notevole presenza di aranci e limoni che lo caratterizzava, Monreale è uno dei Comuni più estesi e ricchi di storia e di ineguagliabili capolavori della provincia di Palermo.
L’origine della bella cittadina è tradizionalmente e indissolubilmente legato a quella del suo maestoso Duomo. Non si possiedono notizie, infatti, sull’esistenza di insediamenti urbani nella stessa area successivamente scelta per la realizzazione del famoso tempio cristiano. La zona era occupata soltanto da un piccolo casale arabo che fu in seguito assorbito dal borgo nato intorno alla regale costruzione.
La leggenda vuole che il re normanno Guglielmo II, detto il Buono, un giorno, dopo essersi addormentato sotto un carrubo nei pressi di Monte Caputo, dove era solito andare a caccia, ebbe in sogno la Madonna, la quale gli indicò il luogo in cui era nascosto un grande tesoro, che il sovrano avrebbe dovuto utilizzare per innalzare un tempio in suo onore. Senza pensarci due volte, Guglielmo II si recò sul luogo indicatogli dalla Madonna e lì, come promesso, trovò il prezioso bottino. Fece, quindi, chiamare le migliori maestranze locali e fece costruire una delle tante meraviglie della cristianità.
Il Duomo, costruito tra il 1174 e il 1183 e, non per caso, dedicato a Santa Maria Nuova, è oggi la meta principale dei tanti turisti che, ogni giorno, in massa, rapiti dalla ricchezza e dal luccichio dei suoi ornamenti, ne affollano l’immensa mole, senza per questo disdegnare di abbandonarsi in momenti di preghiera e di raccolto silenzio.
Mentre, infatti, all’esterno, la struttura, fatta eccezione per le absidi, si presenta possente, ma, allo stesso tempo, piuttosto scarna, all’interno è quasi interamente ricoperta di sfavillanti mosaici su fondo oro, la maggior parte dei quali raffiguranti personaggi ed episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento, che nell’imponente Cristo Pantocratore, che dal fondo del Coro sembra benedire l’intera Chiesa, non possono non trovare la loro felice conclusione.
Degno di nota è anche il Chiostro attiguo che, fatto costruire sempre da Guglielmo II insieme all’antico monastero, di cui non rimane alcunché, è caratterizzato da esili colonnine binate sovrastate da capitelli diversamente e riccamente scolpiti e da svettanti archi a sesto acuto.
Numerose sono, poi, le chiese in cui è possibile imbattersi passeggiando tra le vie di Monreale, alcune delle quali particolarmente meritevoli per la presenza di stucchi attribuiti alla scuola di Giacomo Serpotta o di mirabili opere del monrealese Pietro Novelli.
Ma quella su cui vogliamo porre l’accento è soprattutto la Chiesa del Salvatore, detta “Collegiata”, non tanto per il suo valore artistico, sicuramente apprezzabile, quanto piuttosto perché sede del SS. Crocifisso, che il 3 maggio di ogni anno viene condotto in processione tra gli sguardi ammirati di tutto il paese.
I festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso hanno inizio, in verità, nei giorni immediatamente precedenti attraverso una serie di eventi dal carattere ora sacro ora più propriamente profano.
La gente, anche quella che durante l’anno non si vede mai, perché troppo impegnata o perché “a Monreale non succede mai niente di nuovo”, si riversa nelle strade e, attratta dalle luci delle bancarelle e dai colori delle dolci leccornie che vi si vendono, si lascia trasportare, come trainata dalla corrente di un fiume, da una punta all’altra del paese.
A scandire tutto questo camminare e incontrare amici e parenti sono le bande musicali e gli entusiasmanti spettacoli degli sbandieratori e, poi, ci sono le giostre, i cantanti, i palloncini per i bambini, tutto quello, insomma, che può servire ad allietare grandi e piccini in attesa dell’avvenimento più importante e caro. Non mancano, ovviamente, i momenti di preghiera che hanno la loro massima espressione nella novena alla “Collegiata” che, culminante ogni sera nel canto degli inni in onore del Crocifisso e nella tanto attesa omelia del parroco, restituisce alla festa la sua originaria e sacra parvenza.
Monreale, però, non è solo questo, anche se questo potrebbe sembrare già abbastanza. Monreale è la melanconica quiete nella Villa comunale dagli alberi secolari, è il chiacchiericcio degli anziani appena sotto gli zampilli della rassicurante e ottocentesca fontana del Tritone, è l’acquolina in bocca al pensiero tentatore di un panino con le panelle e le crocchè al “Canale”, è i tradizionali biscotti a forma di S, che quando li inzuppi nel latte sono ancora più buoni, è gli artigiani, che, nonostante l’avanzare della modernità, insistono nel credere nel proprio lavoro perché è prezioso e perché, come recita un vecchio proverbio, “ bon tempu e malu tempu un dura sempri un tempu”.
Si ringraziano per la gentile collaborazione Tommaso Oliveri,Luigi Segreto,Domenico La Malfa,L’Antico Biscottificio Modica, L’Antica Friggitoria del Canale, il presidente della Confraternita del SS. Crocifisso Valentino Mirto e la confraternita tutta.
Genny Ferro
Fotografie di Genny Ferro e Rosy Sanfilippo
Complimenti per l’articolo e per le interviste !!!!
Grazie Maria. Al prossimo servizio.